ATTIVITà SPORTIVA
Antonio Zizzi: 'Mettiamo insieme le società sportive'
Le proposte del presidente della 'Narducci' dopo la rinuncia del Comune di Fasano a organizzare una tappa del giro d'Italia
Fasano - Il sogno di una tappa dello storico ‘Giro D'Italia' a Fasano per l'edizione 2019 si è infranto sul più bello, quando il traguardo sembrava ormai a portata di mano. Una delusione non facile da smaltire per chi, come Antonio Zizzi, presidente della ‘Asd Antonio Narducci' di Pezze di Greco e dei suoi collaboratori, ci aveva lavorato e sperato. Cosa è mancato per centrare questo importante obiettivo?
«Il nostro lavoro lo abbiamo fatto, e l'abbiamo fatto bene, fin dove era nostra competenza – spiega Antonio Zizzi a Osservatorio –. Avevamo fatto delle proposte alla ‘RCS Sport' di Milano, organizzatrice dell'evento, che si era mostrata soddisfatta della nostra idea. Le società sportive Società però hanno come principali interlocutori, per eventi del genere, le amministrazioni comunali e regionali. Se per la seconda non c'erano problemi, avendo avuto già in passato riscontri positivi con la Regione Puglia, diverso è stato con chi governa la nostra città».
Resta il rammarico per quella che sarebbe stata una buona occasione per il nostro territorio...
«Siamo stati a Milano con i delegati del sindaco e con il sindaco stesso. Entrambi ci avevano assicurato che per Fasano sarebbe stato un investimento d'immagine anche se avrebbe comportato dei costi. Spese d'investimento che sarebbero ritornate a favore del territorio. Il Giro d'Italia muove una carovana enorme di gente che soggiorna nel posto e spende nel posto: non c'è dunque solo un ritorno d'immagine, che non è secondario, ma anche un sostanzioso ritorno economico».
Qual è stata la motivazione del venir meno da parte degli amministratori locali?
«La nostra delusione, a cui si aggiunge il dispiacere, è dovuta dal fatto che una volta che gli abbiamo passato la palla non abbiamo saputo più nulla. Abbiamo dovuto, però, ribussare noi alle porte dell'amministrazione che a distanza di tempo ci ha detto che il progetto non era andato in porto e che tutto era stato rinviato all'edizione del 2020. Il progetto non è stata seguito a dovere ma non ci sorprende più di tanto. Questa è la dimostrazione che lo sport a Fasano non rientra negli interessi principali della vita amministrativa».
Come associazione siete disponibili a impegnarvi per questo progetto anche per il 2020?
«Ora sono amareggiato e non ho voglia di vedere nessuno per “sbollire” la situazione. Sono stato convocato da altri sindaci per collaborare, investendo già da ora per il futuro di altri Comuni. Ho portato avanti la nostra idea perché pensavo fosse fattibile e che aveva avuto il benestare già dalla Regione. Per questo abbiamo chiesto una riunione della Consulta dello Sport che dovrebbe far da tramite tra associazioni sportive e Comune».
Per chiedere cosa?
«Spiegazioni prima di tutto! Voglio, però, fare una premessa. Noi capiamo la situazione di Fasano dove ci sono tante associazioni che agiscono per proprio conto. La nostra idea è di creare le condizioni per aiutare l'amministrazione comunale nella gestione di tutte le società».
In che modo?
«Proponendo un'aggregazione tra le associazioni. Noi crediamo che non serva avere tre squadre di calcio, tre di ciclismo, due di atletica che lavorano per far le stesse cose. Bisognerebbe creare unione fra le società, con la suddivisione dei compiti per categorie e discipline. Chiediamo che una Consulta dello Sport, ben gestita, possa agire da collante e da punto di riferimento. Questo, però, non vuol dire che le associazioni devono esistere solo se decidono di rientrare nella Consulta. Il nostro desiderio come associazione sportiva è quello di voler fare piu sport di qualità e meno di massa. A Fasano ci sono realtà di associazioni che non sono arrivati a questi risultati grazie all'amministrazione comunale ma con la forza dei singoli che si sono impegnati e che hanno risorse. Queste ad oggi esistono e raccolgono frutti ma se non vengono aiutate e, nella peggiore delle ipotesi dovessero svanire le risorse e le forze, i sogni di queste associazioni potrebbero crollare. Noi vogliamo aggregare gruppi sportive, fare un programma con l'Amministrazione e portare avanti così l'agonismo, lo sport e la promozione del territorio sotto un'unica bandiera che è quella di Fasano, raggruppata in un unico territorio».
Credete realmente che questa idea possa esser condivisa da tutti?
«Naturalmente è un'idea che proporremo per tutti. Noi vediamo una carenza non solo di partecipazione fattibile dei politici ma anche delle aziende del nostro Comune. Queste ultime giustamente, quando gli chiediamo di sostenerci con sponsorizzazioni, ci rispondono di non poter supportare il nostro progetto perché sarebbe ingiusto aiutare solo uno e trovarsi, poi, nelle condizioni di chiudere le porte in faccia a tutti gli altri. Se ci fosse un programma condiviso potremmo allargare e pensare in grande, con uno sguardo sempre alla qualità di quello che verrà proposto».
È mai ipotizzabile che tale proposta possa essere presa in considerazione dall'Amministrazione Comunale?
«Chi governa deve avere attenzione anche per lo sport. Ci sono società sportive di alto livello nel nostro territorio che stanno raggiungendo ottimi risultati (vedi ad esempio la Junior Fasano e l'Us Città di Fasano) e che potrebbero essere utilizzate come immagine per la città. La nostra idea è di promuovere un coinvolgimento a livello geografico dello sport all'interno del territorio. Per esempio i settori giovanili potrebbero essere formati nelle frazioni, facendoli sentire parte di un'unica squadra. Dobbiamo imparare a ragionare diversamente e a camminare insieme, non facendoci la guerra e imparando ad usare le peculiarietà che contraddistingue la nostra zona. È inutile fare doppioni. Noi come associazione sportiva nasciamo come distaccamento ma parliamo di anni fa, quando le risorse economiche, che oggi non ci sono più, erano maggiori per tutti. Ci sono Comuni grandi quanto Fasano e anche di più che camminano insieme come una forma consortile per poter racimolare fondi. Non è più tempo di divisioni o autonomie. Ora è il tempo di unire le forze e lavorare ad alti livelli. Si tratta di fare tutti un passo indietro e lavorare insieme».
Questo discorso non farebbe una piega se, però, non ci fossero associazioni che ci guadagnano...
«Quelle devono andare da soli. Se tu non vuoi far parte di questo progetto cammini da solo, ma non pretendere servizi e impianti comunali».
Hai avuto modo di parlare con alcuni amministratori locali?
«No, perché non c'è riscontro e perché sembra che all'interno della Giunta, ognuno vada per proprio conto. Personalmente mi dispiace perché ci eravamo proposti di gestire il Campo Sportivo di Pezze di Greco. Quando abbiamo chiesto di poter allargare la gestione alle zone di terreno esterne alle mura del ‘S. Ancona' ci è stato detto che non ci sono proprietà del Comune attorno allo stadio. Da ricerche da noi fatte, invece, abbiamo evidenziato che vi sono documenti di acquisto di alcune particelle senza, però, che il Comune ne abbia mai preso possesso. Quel luogo se concesso in gestione almeno decennale, e non quinquennale, con i giusti lavori, finanziati attraverso la partecipazione a dei bandi, sarebbe utilizzabile per le esigenze di tutti».
Sarebbe fattibile per l'Amministrazione appoggiare questa idea?
«È necessario prendere decisioni nette! Se un'amministrazione ci tiene al territorio, è fattibile! Se pensa alla gestione politica, no! È facile accontentare tanti contemporaneamente per avere consensi politici: la situazione è diversa se stringi il cerchio. La Consulta nasce per tenere tutte le associazioni a portata di mano. Ma di concreto non ha fatto nulla se non due o tre incontri a cui in pochi hanno partecipato».
Pensi di dar slancio a questa idea?
«Voglio sentire cosa ne pensano gli altri: se ci sono idee migliori ben vengano. Tentare non costa nulla. Allo stato attuale manca proprio la presenza fisica. Nei punti all'ordine del giorno di una nostra lettera di convocazione alla Consulta, chiediamo che venga attribuito l'assessorato allo sport ad una figura responsabile che faccia sentire la sua voce e no, invece, incontrare ad ogni riunione un politico diverso inviato a far le veci del sindaco perché mai presente. Il primo cittadino, giustamente, ha diverse responsabilità e se continuasse a tenere per se la delega sport, sembra che la tratti come di poca importanza. C'è chi pensa che lo sport sia un Dio minore, ma non noi!».
di Donato Miccoli
di Redazione
09/11/2018 alle 16:11:10
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